Il trapianto di capelli funziona davvero? L’autotrapianto di unità follicolari è davvero la soluzione definitiva e funzionale che una persona con problemi di calvizie cerca?
Il problema della calvizie è davvero complesso e difficile da sopportare per molte persone. La calvizie consiste nella atrofizzazione dei follicoli piliferi  che causa la mancata crescita dei capelli. Conseguentemente a ciò in alcuni distretti del capo, più facilmente, sulle tempie e sul vertice, i capelli caduti ricrescono miniaturizzati, sottili ed inconsistenti per poi tendere a non ricrescere più. La calvizie è un inestetismo molto diffuso (200 milioni di persone nel mondo ne soffrono) che crea un importante disagio sociale e riguarda indistintamente uomini e donne, anche in giovane età. Su soggetti particolarmente sensibili il disagio sociale può essere talmente importante fa determinare una perdita significativa di autostima con tutto ciò che ne consegue. Questo è uno dei motivi principali per cui molte persone scelgono di informarsi sulla correzione chirurgica della calvizie, ovvero il  trapianto di capelli  autologo o autotrapianto capelli. Questa metodica chirurgica permette di migliorare il quadro clinico del paziente risolvendo parzialmente O totalmente il problema della calvizie. Ogni paziente è storia a se, ognuno ha un quadro clinico diverso dagli altri. I capelli trapiantati cominciano a ricrescere dopo tre mesi. La ricrescita totale sotto un profilo quali- quantitativo si completa dopo un anno.

Questo risultato sarà permanente.

Funziona il trapianto capelli?

L’autotrapianto di capelli non è un trattamento medico che permette di far nascere i capelli nelle zone colpite da alopecia. Si tratta invece di un intervento chirurgico a tutti gli effetti in forza del quale si prelevano delle unità follicolari (ogni unità contiene da uno a tre capelli o bulbi) dalla zona donatrice del capo del paziente (area nuco occipitale) che saranno poi trapiantate nelle aree colpite da alopecia. Si tratta di bulbi geneticamente diversi da quelli caduti e privi del recettore del DHT, motivo per cui abbiamo la sicurezza medica che una volta trapiantati non cadranno più in quanto conservano la memoria genetica del distretto di provenienza. Inoltre essendo  una auto-donazione di capelli, si esclude a priori esclude la possibilità di rigetto. L’autotrapianto  non è pericoloso per il paziente, si esegue in anestesia locale e senza sedazione. Questa chirurgia viene eseguita da medici che esercitano esclusivamente questa disciplina chirurgica (quantomeno c/o Medicina Estetica Migliorini) e nel rispetto dei protocolli previsti.  Ormai da diversi anni il trapianto capelli viene eseguito con successo in Italia e nel mondo. Le tecniche continuano ad evolversi arrivando sempre ad un nuovo grado di qualità e precisione, al fine di garantire un maggiore successo. Tuttavia  se l’equipe chirurgica è di qualità elevata, su pazienti selezionati possiamo conseguire risultati davvero molto vicini al fisiologico.

Tuttavia chiunque stia pensando di sottoporsi ad un autotrapianto di capelli  ha sempre qualche dubbio su questo tipo di intervento. Cerchiamo quindi di capire se il trapianto di capelli funziona, quali sono gli eventuali limiti e risultati realistici che il paziente può attendersi da questo tipo di intervento. Naturalmente come ogni tipo di chirurgia, il trapianto di capelli richiede un approccio individuale e personalizzato in relazione allo stato clinico del paziente ed alle sue aspettative.

Limiti del trapianto di capelli

Il trapianto di capelli è un intervento chirurgico a tutti gli effetti quindi deve essere eseguito da personale medico di grande esperienza e qualità. Prima del trapianto, in fase di visita, viene valutata la fattibilità dell’intervento, quindi se il paziente è un buon candidato per questo tipo di chirurgia, la metodica più opportuna (FUE o FUT/Strip?), l’aspettativa realistica che dovrà nutrire ed infine il costo che dovrà sostenere. Si deve sempre tener ben presente che per abile e meravigliosa che sia la mano del chirurgo non è madre natura, quindi si dovrà tener conto degli ovvi limiti della chirurgia al fine di non conseguire delusioni puntuali.

L’esito finale  sarà influenzato da numerosi parametri, quali il tipo di alopecia, la sua estensione, la ricchezza della zona donatrice, l’età del paziente, le sue aspettative, forma della scatola cranica, elasticità della pelle ecc…  In relazione a questi indicatori il medico dovrà essere non solo onesto ma anche saggiamente prudente in merito ai risultati poiché il trapianto di capelli come ogni tipo di chirurgia non è certamente una scienza esatta. IL chirurgo deve sempre essere estremamente chiaro, assicurarsi che il paziente abbia capito e che soprattutto sia d’accordo con lui sul tipo di risultato che andremo ad ottenere. Diversamente potrebbe essere preferibile rinunciare.

Una puntualizzazione molto importante da fare al paziente sul trapianto di capelli sta nella sua consapevolezza che si tratta di un intervento chirurgico che ha come obiettivo il recupero numerico dei capelli ma che certamente non è una cura contro l’alopecia o la calvizie.

La correzione chirurgica della calvizie non è pensata per curare ma per operare sotto un profilo numerico un recupero de i capelli persi. I capelli trapiantati non cadono più ma gli indigeni (quelli che il paziente conserva ancora) potrebbero andarsene successivamente. In questo caso si deve intervenire con un nuovo trapianto o ancora meglio con una terapia medica quando i capelli sono ancora presenti al fine di evitare un nuovo intervento di chirurgia della calvizie.

Risultati personalizzati

Un altro limite dipende da quanto è grande e folta l’area donatrice. L’autotrapianto infatti richiede una zona donatrice  abbastanza ampia e ricca. Ciò nonostante potrebbe non essere comunque bastante e quindi magari sarà necessario un secondo trapianto. Quello che conta è che il paziente sia consapevole di tutto e che non abbia mai sorprese.

I capelli prelevati dalla zona donatrice naturalmente non ricresceranno più quindi si dovrà procedere con un prelievo attento ed ”invisibile ”. Il prelievo sarà diverso a seconda che si applichi la tecnica chirurgica FUE o la FUT/ Strip

Anche la abilità e l’attenzione  del chirurgo è importante per non compromettere o danneggiare le zone donatrici. Un intervento non ben eseguito da chirurgi poco esperti, può infatti lasciare delle cicatrici antiestetiche  nelle zone dove i bulbi sono stati prelevati al momento dell’atto chirurgico. Per eseguire un trapianto di capelli con successo, un chirurgo impiega 7-10 anni, quindi la formazione è molto lunga per poter garantire esiti di qualità.

La visita pre operatoria è davvero molto importante al fine di valutare anche le “sfumature” che potrebbero  presentarsi e  condizionare l’esito del trapianto. Ad esempio è molto importante valutare non solo la quantità ma anche la qualità dei bulbi presenti nel distretto donatore. Da questo dipenderà in misura preponderante l’operabilità del paziente ed i risultati che oggettivamente ci si dovrà attendere.

Cosa aspettarsi dopo un trapianto di capelli

Dopo aver inserito tutte le unità follicolari nei micro siti riceventi realizzati nelle aree colpite da alopecia, il cuoio capelluto del paziente si presenterà inevitabilmente infiammato. Questo può essere facilmente controllato da comunissimo cortisone . Se l’intervento chirurgico è eseguito con qualità e nel rispetto dei protocolli, il trapianto di capelli non lascia quasi mai cicatrici visibili. In caso di tecnica FUE le micro cicatrici circolari hanno un diametro inferiore al millimetro se il chirurgo è abile con questa metodica, ed anche  in caso di tecnica FUT/Strip l‘esito cicatriziale avrà una altezza di un millimetro circa e sarà lungo per l’intero prelievo.

In ultima analisi possiamo affermare che un esito cicatriziale resta sempre nel distretto di prelievo , ma se le tecniche sono applicate in modo opportuno, le cicatrici saranno totalmente invisibili indipendentemente dalla tecnica chirurgica applicata FUE o FUT che sia anche in mezzo a capelli molto corti.

Il paziente dopo il trapianto di capelli, al momento della dimissione, assume comunissimi antidolorifici, il giorno seguente non ne avrà bisogno.

A quel punto dovrà soltanto rispettare il post operatorio, armarsi di pazienza ed attendere i tempi fisiologici per la ricrescita. Dovrà fare molta attenzione ai traumi ed al calore. L’attenzione massima va posta nei primi 7 giorni. Il post operatorio si conclude dopo tre settimane.

Vale la pena fare il trapianto capelli?

Vale la pena di affrontare un trapianto di capelli?  Se ci sono le condizioni cliniche certamente si!

Il chirurgo dovrà avere chiari i possibili risultati che seguiranno l’intervento, in modo da non rimanere delusi, quindi un minimo  di sana prudenza non guasta mai.

Si tratta di autotrapianto, quindi i capelli che vengono trapiantati crescono normalmente per non cadere più. Il rischio consiste nella perdita dei capelli ancora presenti, quindi potrebbe essere opportuno associare al trapianto una terapia medica il cui scopo conservativo consentirà il mantenimento dei capelli indigeni. Certe volte il paziente è riluttante alla terapia medica poiché dovrà essere assunta almeno per qualche anno. In quel caso il chirurgo dovrà sottolineare molto bene la possibilità di un nuovo trapianto. È molto importante comprendere che la terapia medica interessa solo i capelli non trapiantati. Quello che conta davvero è la consapevolezza del paziente relativamente a quello che dovrà attendersi dal trapianto e dalla terapia medica qualora decida di assumerla.